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Duecentomila passi sui Pirenei - parte 2

Si riparte di buon mattino sotto un principio di acquazzone. Un vento gelido spinge nuvole di ogni forma e dimensione dal fondo valle verso il Col d’Arratille; ci strattona furioso da un lato e dall’altro per scacciarci dal suo regno.
Sconfiniamo brevemente in Spagna, attraversiamo la testata della valle per rientrare in Francia dal Col de Mulets. Il passo è avvolto in un grigio uniforme dove pietra e nubi si confondono; l’ombra del Vignemale si materializza per un istante per poi svanire subito, quasi un miraggio. Su questa montagna è nato il turismo della regione: nel 1838 miss Anne Lister, inglese, raggiunse da sud la vetta nella prima ascensione guidata della storia dei Pirenei. A nord il Vignemale offre invece una formidabile parete di pietra: la vista dal rifugio Oulettes de Gaube è probabilmente una delle più fotografate dei Pirenei.

La cena al rifugio è un’interessante interpretazione di pasta scotta con maiale, porri e un insieme casuale di oggetti che dubito vengano comunemente associati al concetto di pasto. La buona notizia è che Patrizia ha recuperato i dati del contapassi: 39.502 negli ultimi due giorni. Nessuno osa chiederle come ha fatto: è la Portatrice del Pedometro, di conseguenza è infallibile.

La parete nord del Vignemale

La sala della colazione è immersa nel buio. La luce della torcia illumina in silenzio una fetta di pane e la tazza di caffelatte.
Poi la sala si anima, si accendono altre luci, si aggiungono il tintinnio di posate e il brusio voci assonnate.
All’alba del 15 Agosto il cielo è bianco. Fiocchi di neve scendono silenziosi nella valle davanti al muro di pietra del Vignemale.

Arriviamo al rifugio Bayssellance verso metà mattinata. Un gruppetto di escursionisti si è barricato all’interno, mentre fuori gli alpinisti si incamminano con corde, piccozze e ramponi verso il ghiacciaio del Vignemale.
Ripartiamo nella tormenta. Avanziamo nel bianco, la neve sotto i piedi e le nuvole tutto intorno. Il sentiero scende ripido, usciamo dalle nuvole. Continua a nevicare, ma piano piano ritroviamo i colori: terra, erba, un torrente, brandelli di cielo azzurro.
Il resto del percorso è una piacevole passeggiata lungo la valle; le nuvole ogni tanto lasciano intravedere un panorama lontano. Torna la civiltà: una strada sterrata, asfalto. Automobili, case. Siamo arrivati a Gavarnie.
Non c’è vino al rifugio stasera, ma non è un problema: ho rubato il pedometro a Patrizia. 25.974 passi.

Verso il rifugio Bayssellance

Camminare fra i fornai, i bar e le creperie di Gavarnie senza fermarsi a fare provviste per almeno sei settimane è la cosa più difficile di tutto il trek. Ma presto siamo di nuovo sul sentiero, davanti al celebre Cirque e a un cartello di legno che ci ricorda che mancano solo 911 km a Santiago de Compostela.
Magari la prossima volta.

Iniziamo a salire verso l’Echelle des Sarradets, un breve tratto di facile arrampicata sulla parte bassa del Cirque. Proseguiamo tra la cresta di Sarradets e il Cirque de Gavarnie. Cade una pioggia fitta e insistente.
All’interno del Refuge de la Brèche ci stringiamo con gli altri escursionisti: l’aria è calda e umida nello stanzone, le corde tese sopra i tavoli sono cariche di indumenti bagnati.

Condividiamo il tavolo e il vin brulé con un altro gruppo di italiani, appena arrivati al rifugio con un programma molto ambizioso e un compagno molto lento. Parliamo delle rispettive camminate e inevitabilmente chiedo a Patrizia il nostro totale giornaliero -spirito competitivo con dei connazionali? Noi?
Ma certo.
Il conto è 15.716, il più basso del nostro trek. Non impressioniamo nessuno. Maledizione.

Refuge de la Brèche
Refuge de la Brèche

Attraversiamo la Brèche de Roland ed entriamo in Spagna nascosti in una nuvola; scendiamo nel mondo pietrificato di Ordesa, fatto di silenzio e roccia grigia, arancio, nera. Qua e là una chiazza di neve, erba, un capriolo che ci guarda da lontano.
Siamo al rifugio Goriz all’ora di pranzo: c’è tempo per prenotare la cena, lasciare lo zaino su una piazzola e trasformare svariate monete da un euro in due succulente uova al tegamino accompagnate da svariate fette di ottimo prosciutto e pessima birra in lattina.

Nel pomeriggio ci affacciamo sulla valle di Ordesa, percorrendo a mezza costa un tratto del lungo canyon. Osserviamo per qualche minuto la curva della valle, gli strati di roccia in alto, la piccola folla disseminata lungo il torrente sul fondo, prima di rientrare al rifugio per la notte.

La Brecha de Rolando
La Brecha de Rolando
La Valle di Ordesa

Una lunga fila di turisti si snoda dal rifugio Goriz verso la vetta del Monte Perdido. Come sempre quando camminiamo in salita, il sole brucia spietato nel cielo azzurro.

La folla si disperde lungo il sentiero per ricompattarsi nell’ultimo canalone, una ripida salita sulla ghiaia cedevole. Alzo lo sguardo dagli scarponi impolverati: il cielo è lontanissimo in cima alla pietraia. In basso il Lago Helado si fa sempre più piccolo nella sua conca rocciosa.

E siamo in vetta: si vede la valle di Pineta sotto di noi, dall’altra parte c’è Ordesa; poi il Cirque de Gavarnie, e il Vignemale lontano, ancora incappucciato dalle nuvole.

Lungo la discesa deviamo sotto il Cilindro de Marboré. Lontano dal sentiero del Perdido la gente scompare: nell’ampia conca di pietra sotto il Marboré siamo in un mondo silenzioso fatto soltanto di pietra di tutti i colori.

Per la prima volta da quando siamo partiti non riesco a chiacchierare mentre camminiamo: ho gli occhi pieni dei colori della roccia, dei panorami, del silenzio.

Al Monte Perdido
Al Monte Perdido
Le pendici del Perdido

È arrivato l’ultimo giorno. Lasciamo il rifugio Goriz per rientrare a Gavarnie, da dove ripartiremo per Tolosa e per l’Italia. Ci fermiamo per uno spuntino al rifugio de la Brèche e ripartiamo. Una lingua di nuvole sale per la valle, come a chiudere il sipario sul nostro trek.

Ritroviamo i nostri amici italiani a Gavarnie mentre aspettiamo l’autobus. Li saluto con un gran sorriso, mi volto verso Patrizia e chiedo con simulata naturalezza: “totale?”
Lentamente, solennemente, la mia compagna di viaggio scandisce ogni sillaba: ”Duecentoventisettemila e quattrocentosedici”.

Foto di gruppo

Tutte le nostre tappe, con il calcolo dei passi direttamente dal pedometro di Patrizia!

Giorno

Tappa

Distanza
(km)

Salita
(m)

Discesa
(m)

Passi

1

Lago Bious-Artigues – Rif. Pombie

7,5

890

270

16.864

3

Rif. Pombie – Rif. Arremoulit

8,5

1.070

810

25.442

4

Rif. Arremoulit – Rif. Respumoso

7,5

210

320

16.526

5

Rif. Respumoso – Rif. Wallon

8

510

860

19.376

6

Rif. Wallon – Rif. Oulettes de Gaube

8

900

500

20.126

7

Rif. Oulettes – Rif. Les Granges de Holle

20

700

1.500

25.974

8

Rif. Holle – Rif. de la Brèche

7,5

1.220

150

15.716

9

Rif. Brèche – Valle Ordesa – Rif. Goriz

15

500

900

25.784

10

Rif. Goriz – Monte Perdido – Rif. Goriz

11

1.390

1.390

29.128

11

Rif. Goriz – Gavarnie

13

640

1.450

32.480

 

TOTALE

106

8.030

8.150

227.416

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