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A spasso per la Kamchatka - parte 2

La strada per Kozyrevsk è tano lunga quanto monotona: il panorama è costituito interamente da un bosco di betulle ininterrotto, interminabile, ipnotico. Ci fermiamo per pranzo a Milkovo. La cittadina ha vissuto tentativi di sviluppo industriale e agricolo, nessuno dei quali è durato molto -e dalla fine dell’Unione Sovietica è in lento ed evidente declino. Siamo a Kozyrevsk nel tardo pomeriggio: ci sistemiamo nel campeggio distribuendoci fra le camerette di una baracca due piani e una specie di tipì nascosto in fondo al giardino.  

La strada per Kozyrevsk
La strada per Kozyrevsk
Kozyrevsk
Il primo campo a Kozyrevsk

Siamo, dice il cartello all’ingresso, a 7254 km da Mosca. E -ricordiamolo- non c’è collegamento via terra.

C’è anche una banya, nella quale siamo ovviamente invitati. Purtroppo la temperatura è assolutamente insopportabile -fa già troppo caldo nell’anticamera che usiamo come spogliatoio, anche per i nostri amici russi: e così neanche al secondo tentativo possiamo provare l’ebrezza del ramoscello di betulla.

Gironzoliamo per le strade sterrate del villaggio: c’è la chiesetta, modernissima e tutta di plastica, sembra la versione Playmobil delle tradizionali costruzioni di legno; c’è un gruppetto di locali che pesca il salmone nel fiume Kamchatka; e la “casa della cultura” con un incongruente colonnato sovrastato da un frontone triangolare.

E poi c’è la casa di Nikolaj: un anziano contadino che ci ferma per strada e ci invita nell’orto per mostrare orgoglioso il suo raccolto, gli ortaggi della serra e i coloratissimi fiori. La moglie Tamara intanto borbotta qualcosa, china sugli ortaggi in fondo al campo. Il tutto è ancora più impressionante quando ci fa vedere le foto dello stesso orticello in inverno, invisibile sotto metri di neve.

Il motivo per cui ci troviamo a Kozyrevsk è il vicino vulcano Tolbachik. Ma Andriy incredibilmente riesce a interferire con la tabella di marcia del Programma: “perché non facciamo visita all’ufficio postale?” ha detto “ce n’è uno piccolino qui a Kozyrevsk, e sarebbe una cosa molto particolare mandare una cartolina da un villaggio così sperduto”. Non ricordo neanche più quanti anni sono che non spedisco una cartolina.

Kozyrevsk
Per le strade di Kozyrevsk

L’ufficio postale è una baracca di legno verde con il tetto di lamiera. All’interno dell’unica stanza abbiamo l’imbarazzo della scelta fra ben quattro tipi di cartolina, una più brutta dell’altra. Incredibilmente, ci metteranno soltanto un mese per arrivare a destinazione -metà del quale girovagando all’interno dei nostri confini.

Kozyrevsk
L'Ufficio Postale di Kozyrevsk

Ci mettiamo quindi in strada sul nostro meraviglioso mezzo meccanico, e serviranno tutte e seicento le ruote motrici per attraversare un terreno sempre più lunare mano a mano che ci avviciniamo al vulcano. Dalla cima di una piccola altura accanto al campo osserviamo in silenzio l’infinita distesa di alberi fra il terreno vulcanico e le nuvole nere. In lontananza si intravedono altri due accampamenti nascosti nella foresta.

La cena è pronta alle 19:30 in punto. “In realtà questo è il pranzo, visto che oggi l’abbiamo saltato” ci informa Valeria. Veramente abbiamo mangiato appena arrivati al campo, per caso se non è un pasto caldo non conta? “No. Quello non era il pranzo. Questo è il pranzo. E quindi la cena sarà alle 21:00”. No, aspetta un attimo. Qui bisogna mettersi d’accordo: va bene che siamo preziosi clienti, ma non è che possiamo fare sei pasti al giorno.

Tolbachik
Sulla strada verso il vulcano Tolbachik
Tolbachik
Arrivo al campo al Tolbachik
Tolbachik
Vista su Gorshkov dal campo al Tolbachik
Tolbachik
Vista dal campo al Tolbachik

A colazione arriva un vassoio pieno di salmone. Lo guardiamo con un certo sospetto: cos’è, la cena di ieri? A noi bastano anche soltanto il caffè e il pane tostato… E cos’è questo “moloko”? Latte condensato. Buonissimo. E però quel salmone…

È assolutamente fan-ta-sti-co. Io e Cristina ci abbuffiamo finché non ne rimane neanche il ricordo.

Il 6×6 ci porta al termine dell’immensa lingua di lava dell’eruzione del 2016. Iniziamo a risalirla a piedi: un po’ su sentiero ai margini della colata, un po’ su neve e poi direttamente in mezzo a questo surreale mare congelato di roccia fusa. Salendo verso la cima del Kleshnya, la bocca secondaria da cui è uscita tutta quella roba, scopriamo due cose. La prima, che Adriano Celentano è stato per anni il sex symbol della Russia: per dimostrarlo Valeria canticchia alcune delle sue canzoni più famose. La seconda, che il governo russo aveva allestito qui un piccolo centro per sperimentare tecnologie spaziali per il suolo lunare: località certamente azzeccata per la natura del terreno, peccato solo che sia stato tutto sepolto dall’eruzione sulla quale stiamo camminando.

Tolbachik
Il poderoso mezzo meccanico
Tolbachik
Camminando sulla lava del Tolbachik

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